Una commerciante è stata condannata per aver commercializzato diverse calamite che per forma e aspetto erano tali da apparire come prodotti alimentari così da determinare il rischio che siano ingenti con pericolo per la salute dei consumatori. Il (bizzarro) reato è contenuto nel D.Lgs. 73/1992 che si è occupato di dare attuazione alla Direttiva direttiva 87/357/CEE relativa ai "prodotti che, avendo un aspetto diverso da quello che sono in realtà, compromettono la salute o la sicurezza dei consumatori".
La Legge intende evitare la commercializzazione di prodotti non alimentari talmente realistici da generare il pericolo, nei bambini ma non solo, di essere portati alla bocca succhiati o addirittura ingeriti con conseguente rischio di soffocamento.
Secondo la Terza Sezione della Corte di Cassazione che ha affrontato la vicenda con la sentenza nr. 381/2019 il giudice di merito aveva accertato che le calamite erano "cariche di potenzialità ingannatorie" e pertanto la condanna a 700 € di ammenda andava confermata.